Undicesimo di 14 fratelli, Salvatore passa le giornate a guardare il ciabattino del paese invece di giocare con gli amici in piazza.
A soli 11 anni tra fame e miseria se ne va a Napoli ad imparare a fare “le scarpe di città”.
A 16 cerca fortuna come tanti in America dove raggiunge uno dei suoi fratelli che ha aperto una bottega di scarpe a Boston.
Salvatore sogna però di vestire i piedi delle star che iniziano a popolare la giovane industria del cinema. La svolta arriva col contratto per realizzare scarpe per l’American Film Company e Salvatore si prepara studiando anatomia all’Università di Los Angeles convinto che un buon calzaturiere debba conoscere il corpo ed i suoi movimenti. È il 1923 e a soli 25 anni apre il suo negozio ad Hollywood dove presto entrano dive come Joan Crawford o Bette Davis.
Ma le sue cifre, la ricerca tecnica e l'innovazione nei materiali, non sono ancora capite dalla manodopera americana. Decide così di tornare in Italia e a Firenze trova gli artigiani che gli servono per realizzare le sue visioni: nobilitare materiali poveri come il sughero, la paglia o la corda piuttosto che inventare il cambrione per combinare eleganza e comfort distribuendo meglio il peso corporeo sulla scarpa.
Dura pochi anni perché l'onda lunga della Grande Depressione porta Salvatore Ferragamo alla bancarotta. Lui non si arrende. Lascia perdere i clienti americani e si concentra sull'Italia. Affitta il minimo che gli serve in un palazzo fiorentino del Trecento. In 2 anni brevetta la zeppa in sughero e le rate dell'affitto diventano quelle d’acquisto dell’intero palazzo che diventerà il suo quartier generale.
Sarà il boom del Secondo Dopoguerra a dargli la stabilità che insegue da una vita. Da lui passeranno tutti: da Sophia Loren a Marilyn Monroe da Gregory Peck a Audrey Hepburn così come principi e sovrani di tutto il mondo. Ma a soli 62 anni Salvatore se ne va, portato via da una malattia fulminante.
Sua moglie Wanda si ritrova vedova a soli 38 anni con sei figli e un’azienda all’apice del successo da portare avanti. Lo farà spendendosi in prima persona e supportata dai figli guidati oggi da Ferruccio dopo la prematura scomparsa della primogenita Fiamma, che appena diciottenne si ritrovò a raccogliere l’eredità di un padre iconico cui assomigliava, anche di carattere, in modo impressionante.
La bottega del calzolaio dei sogni è oggi tra i 20 marchi italiani di maggior valore.
Ha scritto Salvatore: “Questo è il lavoro di tutta la mia vita: imparare a fare scarpe perfette, rifiutando di mettere il mio nome su quelle che non lo sono. Quindi, per favore, al di là della storia del ragazzino scalzo e ignorante che è diventato un celebre calzolaio, concentrate la vostra attenzione sul piacere che deriva dal camminare bene”.