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Guardavo un fiore...

Alla base di ogni impresa si incrociano capacità di osservazione, abilità tecnica e l'acume di trasformarle in business.

Siamo all'inizio degli anni 1940 e mentre si incendiano ovunque le micce della Seconda Guerra Mondiale, in un tranquillo pomeriggio estivo il trentaquattrenne Georges sta rientrando col fido cane Milka da una lunga passeggiata nei boschi del Cantone di Vaud, nelle Alpi Svizzere.

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Papà Albert, ingegnere agronomo, aveva capito presto che in suo figlio Georges – che a soli 12 anni aveva depositato il suo primo brevetto per un aeroplanino di stoffa - convivevano i tratti che ne avrebbero fatto un imprenditore: una eccezionale capacità di osservazione, una notevole abilità tecnica e la visione di trasformare in business le sperimentazioni di successo.

bardana

Il cane scodinzola ed ha ancora le energie per incitare Georges a giocare, ma entrambi hanno vestiti e pelo pieni di fiori di Bardana, il cardo alpino le cui palline si attaccano ovunque e non si vogliono staccare. Georges si incuriosisce ed inizia ad osservare al microscopio quell'escamotage della natura tanto semplice quanto geniale, fatto di uncini per attaccare i fiori al pelo degli animali e trasportare così i semi.

Ci vorranno 18 anni perché l’ingegnere elettronico Georges de Mestral completi le sue sperimentazioni con l’aiuto di un amico industriale tessile e riesca a riprodurre gli uncini della Bardana su di un tessuto in nylon, lavorandolo in modo tale da produrre piccoli anelli, poi “rasati” fino ad ottenere tanti minuscoli gancetti che sono quindi riscaldati e fissati affinché mantengano la loro forma. Contrapposto questo ad un altro nastro ricco di asole pronte a ricevere gli uncini, nel 1958 viene depositato il brevetto per un prodotto che rivoluzionerà il mercato delle chiusure tra tessuti e materiali flessibili, andando ad insidiare direttamente il mercato dei bottoni, delle stringhe e delle cerniere lampo.

Nato dall'osservazione di uncini (in Francese CROchet) sul velluto (VELour), il VELCRO sarà certamente l’impresa di maggior successo di Georges de Mestral.

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 Photo credit VELCRO

Il successo è letteralmente spaziale dato che una delle prime applicazioni sarà per gli astronauti della NASA per i quali l’attacca e strappa ha evidenti vantaggi per fissare e riprendere oggetti in assenza di gravità.

L'omonima azienda ha prodotto in regime di monopolio chilometri e chilometri quadrati di Velcro, usato su giacche, scarpe, borse, tende e tutte le loro possibili varianti, fino al 1978 quando, allo scadere del brevetto, si fanno avanti imitatori e followers di diverse nazionalità. A quella data si conta che l’azienda svizzera abbia immesso sul mercato mondiale 1,1 milioni di km quadrati di velcro, 27 volte la superficie della stessa Svizzera.

Oggi il Velcro è diffuso anche in ambito industriale, dove ha fatto fortuna in applicazioni mediche (ortopedia e chirurgia), in quelle immobiliari (per il fissaggio di tetti, piastrelle, pannelli solari e tappezzerie) e nel settore automotive (per rendere più agili le operazioni di assemblaggio di materiali flessibili). Il 1° Aprile 2016  Lexus ha presentato i sedili “Variable Load Coupling Rear Orientation (V-LCRO)”, tecnologia che assicura l'autista al sedile con nastro adesivo a marchio Velcro per permettere una guida più aggressiva in curva. Si trattava naturalmente di un pesce d’Aprile pubblicitario.

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Photo credit LEXUS

Quando Georges muore nel 1990 ha già da tempo venduto i suoi brevetti alla svizzera Velcro SA che attraverso numerosi passaggi (compresa la registrazione della holding di controllo nelle Antille Olandesi) diventerà l’odierna Velcro Companies. Sede principale a Manchester (New Hampshire), insieme ai 4 competitor 3M, APLIX, Kuraray Group ed il colosso giapponese YKK (leader nelle cerniere lampo), controllano il 44% di un mercato da 2 miliardi di $.

Ha detto Oscar Wilde: “Il guardare una cosa è ben diverso dal vederla. Non si vede una cosa finché non se ne vede la bellezza.”