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Lo scarto non esiste

“Non amministro aziende, non ho possedimenti, non sono socia, non ho quote. Mi impegno ogni giorno a creare piccole connessioni dalle quali nascono nuovi prodotti, nuove competenze e nuove opportunità di lavoro”. Questa è l’incredibile storia di Daniela e del suo contributo all'umanità.

ducato

Cagliaritana classe 1960, perde suo padre ancora ragazzina, ma fa in tempo a fissare nel DNA gli insegnamenti di uno dei pionieri dell’agricoltura biologica in Italia.

Frequenta quindi il Conservatorio di Cagliari dove conosce Oscar, figlio di Rolando Ruggeri, uno dei grandi commercianti di prodotti edili in Sardegna dal quale Daniela imparerà, come da un secondo padre, cosa siano l’impegno e la serietà.

Dall'amore con Oscar nascono Jacopo e Leonardo. Daniela non può contare sull'aiuto della famiglia e si avvicina al mondo solidale delle Banche del Tempo, il cui Osservatorio nazionale ha la fortuna di guidare per alcuni anni, proseguendo lo straordinario lavoro della sua ideatrice, Adele Grisendi. Crea una Banca del Tempo anche a Guspini dove vive, nella Sardegna più depressa sulla costa occidentale che guarda alla Spagna. Riscoprendo il modello di una ricca rete di scambi di tempo e di saperi, come accadeva una volta, quando tra vicini ci si scambiava una mano solidale, non denaro.

Sono questi gli ingredienti che faranno di Daniela Ducato una delle imprenditrici più innovative, green e solidali italiane che ci invidia tutto il mondo. Premiata in Svezia imprenditrice più innovativa d’Europa nel settore industria green, nominata Cavaliere della Repubblica e definita campionessa mondiale di innovazione dal presidente Sergio Mattarella, eletta da Fortune come imprenditrice più innovativa d’Italia. Per il New York Times i suoi prodotti sono tra le 10 innovazioni che possono salvare il pianeta.

Lo farà dedicando i suoi sforzi a stimolare e concretizzare la collaborazione tra realtà diverse, finalizzata a non sprecare risorse ed intelligenze. Lo farà nella convinzione che la natura non produca scarti, ma solo eccedenze, un termine ed una prospettiva che dà il senso dell'abbondanza, di un dono. Il contrario dello spreco.

Parte dalla lana delle pecore sarde. Quella a pelo corto è considerata uno scarto di lavorazione e per la legge italiana è un rifiuto speciale che va bruciato ad alte temperature, ovvero inquinando. Daniela la vede diversamente: è un eccezionale isolante termico ed un disinquinante mangia-petrolio per il mare.

Nascono così Edizero, Edilana, Edilatte, Edimare, Ortolana. Dalla lana di pecora, pannelli biotessili isolanti e antimuffa e banner in feltro crudo che catturano e sciolgono gli idrocarburi (un sistema di prevenzione usato nei moli di bunkeraggio dove le barche fanno rifornimento). Dalle eccedenze delle uve le pitture naturali degli intonaci. Dalle bucce di pomodoro l'antiruggine. Dal latte collanti per le pareti, dagli scarti dell’olio d’oliva un diserbante. Dalla canapa sottili film termici per le merci che devono essere refrigerate.

Cento sostanze che siamo abituati a buttare diventano 120 biomateriali rinnovabili, realizzati senza l'impiego di prodotti petroliferi, per una bioedilizia carbon free, il risparmio energetico, le bonifiche e il disinquinamento ambientale.

Una vera architettura di pace, che riducendo l’uso del petrolio limita anche le guerre ad esso collegate.

Un’economia circolare senza scarti, i cui smaltimenti non solo possono causare problemi ambientali, ma sono uno dei business della malavita organizzata. Non generare rifiuti aiuta anche a coltivare la legalità.

La lezione viene da un’isola dove Daniela – sono parole sue – è "circondata da opere iniziate e non completate, dall’incultura del non finito e dell’iper-finanziato, in una dimensione molto sprecona di tempo, soldi e energia".

La sua ricetta è multirelazionale, più che multinazionale: un insieme di soggetti diversi che operano in svariati settori che messi in una rete intelligente fanno industria sostenibile, innovazione e soprattutto Cultura. Con la "C" maiuscola.