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Leila e la sorgente dell’uguaglianza

I suoi genitori, mamma mezzosangue belga, lasciano l’India con pochi dollari in tasca per cercare fortuna negli Stati Uniti.

Leila nasce nel 1982 e la sua adolescenza si snoda in quel di San Pedro, zona portuale di Los Angeles, tra lavoretti di baby sitting e ripetizioni a domicilio per aiutare la famiglia a tirare fine mese e per pagarsi gli studi per i quali è naturalmente portata. È alla California Academy of Mathematics and Science che quel talento viene fuori fino a vincere una borsa di studio che le cambierà la vita, portandola per 6 mesi in Ghana ad insegnare inglese. Quelle che le erano sembrate le difficoltà della vita a Los Angeles, impallidiscono davanti alle condizioni dei suoi giovani studenti del villaggio di Akuapem, quasi tutti non vedenti. Leila capisce che i meno abbienti, i poveri del mondo non hanno chances di farcela con i soli aiuti economici; è un lavoro che gli serve per uscire in maniera sostenibile e duratura dall'indigenza.

Terminato il college, le sue scelte sono tutte all'insegna del progetto che ha oramai preso forma nella sua mente. Tira ancora la cinghia e si laurea ad Harvard, specializzandosi nello sviluppo sostenibile dell’Africa. Si ritaglia un ruolo da consulente per la Banca Mondiale. Entra nella società di consulenza Katzenbach Partners (oggi parte della global management consulting Booz & Company) per approfondire la sua conoscenza dei social network, delle dinamiche delle organizzazioni informali e dell’outsourcing dei servizi. Uno dei progetti che le viene assegnato è la gestione di un call center a Mumbai in India, la terra di origine della sua famiglia, dove la disarmano le distanze che le persone percorrono ogni giorno per raggiungere il posto di lavoro in città.

A 26 anni Leila è pronta a scendere in campo e infila un’impresa dietro l’altra, tutte collegate da un unico credo: “dare dignità a tutti coloro che vivono in condizioni disagiate, non attraverso distribuzioni di beni e beneficenza, ma attraverso il mercato del lavoro” ed in particolare quello digital-tech, come scrive lei stessa nel suo libro Give Work. 

Nel 2008 fonda Samasource (unione tra la parola sanscrita sama - uguaglianza - e l’inglese sorgente), offrendo a decine di migliaia di persone indigenti l’opportunità di formarsi e costruire una carriera in campo informatico da declinare in progetti e consulenze di intelligenza artificiale. Attraverso la catalogazione dei dati che alimentano i grandi serbatoi informatici (Big Data) i clienti che si fanno avanti hanno il calibro di Walmart, Google, General Motors e Microsoft. I dipendenti sono seguiti nei programmi educativi (gratuiti) ed i più intraprendenti hanno una mentorship e microfinanziamenti garantiti per avviare la loro impresa.

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Salute e istruzione sono le fondamenta sulle quali Leila Janah sviluppa la sua vision ed i suoi modelli di business. Così crea Samahope nel 2012, una piattaforma di crowdfunding per finanziare protocolli medici in grado di cambiare in modo impattante le cure di donne e bambini in comunità povere. Il 2013 è la volta di Samaschool, il protocollo formativo per dare una chance lavorativa agli ultimi del mondo. Nel 2015, nasce LXMI, una profit company dei cosmetici di lusso, che solleva dalla povertà centinaia di lavoratrici residenti nella valle del Nilo, specialmente in Uganda, che vengono pagate 3 volte il salario medio della regione.

Non si contano i premi e le onorificenze che Leila e le sue imprese hanno ricevuto per aver dato lavoro a più di 11 mila persone tra India e Africa, inserendone oltre 50 mila nel sistema industriale globale.

leila-Janah

Ma le leggi statistiche della natura e quelle imponderabili del Celeste decidono che Leila ha avuto abbastanza tempo per lasciare il segno attraverso la sua forza d’animo ed il suo esempio e ne fermano la corsa con un tumore ai tessuti molli che se la porta via a Gennaio 2020, in pochi mesi che Leila ha condiviso sui social col sorriso e la carica di sempre. L’ambasciatore della sua eredità morale è oggi il marito e padre della loro unica figlia, Tassilo Festetics, dirigente responsabile dello sviluppo dell’intelligenza artificiale della Anheuser Busch, il colosso della birra statunitense proprietario tra i tanti marchi della Budweiser.

Leila-with-Tassilo

Leila Janah ci lascia, tra i tanti, tre insegnamenti senza tempo:

Il primo: un solido modello di business parla e funziona nel tempo da solo, alimentato dalle persone che lo interpretano, senza bisogno della presenza fisica e continuativa del fondatore che può così concentrarsi su diverse declinazioni della propria imprenditorialità

Il secondo: formazione, coinvolgimento e mentoring nobilitano le predisposizioni e le qualità di chiunque. Sono pertanto un dovere morale che non conosce distinzioni sociali di sorta.  

Il terzo e per me il più distintivo lo lascio alle parole di Antoine de Saint-Exupéry: se vuoi costruire una nave, non radunare uomini solo per raccogliere il legno e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito.

 


 

Sono Alessandro Scaglione e dopo 20 anni di esperienza da insider operativo in diverse imprese familiari, ho sviluppato un approccio unico al Family Business, che passa dalla consapevolezza del rischio imprenditoriale e da modelli parlanti a tutto l'ecosistema nel quale l'impresa è inserita. Per consegnare al tempo e a tutti gli stakeholders l'impresa più forte di prima. Se vuoi scambiare con me qualche riflessione sul breve o medio-lungo periodo in termini di riconfigurazione di mercato, internazionalizzazione, modello di business , continuità di impresa o passaggio generazionale, decidi QUI quando sentirci.