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Il cornetto deve portare fortuna

New York 1903, la gelateria di Italo Marchiony (ma all’immigrazione fa Marchioni e arriva da Vodo di Cadore) gira bene, ma lui non ne può più di inseguire i clienti che si portano via i bicchieri di vetro in cui serve il gelato. Pensa a qualcosa usa e getta. Nasce invece il cono gelato.

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Italo otterrà il brevetto, ma durerà poco perché verrà travolto dalle accuse del suo omonimo cugino Francesco che insieme ad un certo Antonio Valvona vanta di aver brevettato a nome della Valvona-Marchiony Company un forno per produrre “coppe biscotto per gelati”. Quando Italo ammetterà durante il processo di essere stato socio del cugino, il giudice considererà le due soluzioni equivalenti anche se la paternità dell’invenzione del cono non verrà mai risolta formalmente.

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Roma 1945, l’ebreo jugoslavo Alfred Wiesner ha fatto la Resistenza e gli americani gli regalano 2 macchine per produrre gelati. Chiama Italo Barbiani dalla Gelateria Fassi e insieme avviano l’impresa che quei gelati dovrà produrli industrialmente. Le danno il nome latino del freddo: ALGIDA. Il primo prodotto è il famoso Cremino, gelato alla panna ricoperto di cioccolato intorno ad un semplice bastoncino di legno.

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Napoli 1953, la famiglia Spica vuole cavalcare il boom passando dalla gelateria artigianale di via Gianturco a quella industriale. Vuole farlo coi coni ma il gelato li inumidisce. Ci vorranno 6 anni di prove ed ecco il colpo di genio: olio, zucchero e cioccolato a rivestire la cialda all’interno. Cuore di panna e granella di nocciole, nasce così il “cornetto”, nome tutto napoletano che deve “portare fortuna”. (Nella foto il giorno dell'inaugurazione della fabbrica nel 1959).

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Né Algida né Spica ne avranno però e nel 1976 il colosso Unilever compra tutto. Il marketing e la distribuzione sono il loro forte. Faranno del cornetto Algida il gelato più famoso del mondo.

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La produzione è a tutt’oggi nel napoletano e dallo stabilimento di Caivano, secondo al mondo per la produzione di gelati, escono quasi 1 miliardo di cornetti all’anno.

Ha detto Seneca oltre duemila anni fa : "La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità."

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