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Parole in biglie

Con un bisnonno sindaco (di Aosta) insignito del titolo di barone niente di meno che da Carlo Alberto di Savoia in persona, molte porte della vita sono già aperte prima ancora di nascere. Ancor più quando a sangue blu si aggiunge sangue blu di una madre nobile della Savoia, Marie Muffat de Saint-Amour marchesa di Chanaz. Tenerle aperte quelle porte e spalancarle ancora di più, però, è un merito non scontato, che Marcel Bich ha onorato appieno.

marcel bichNato nel 1914 a Torino, dove i nonni si trasferirono dalla originaria Valtournanche - che era stata rifugio dei suoi avi originari di Siena (i Bicchi), quando scapparono nel 1370 dalla guerra tra guelfi e ghibellini - Marcel già liceale si trasferisce con la famiglia a Parigi a seguito delle avverse sorti imprenditoriali di suo padre in Italia. Nonostante il pedigree ed una laurea in legge alla Sorbona, Marcel vuole vivere la società da dentro e non da sopra ed alterna lavori come venditore porta a porta di lampade, di insegne luminose piuttosto che rappresentante di inchiostri. E proprio gli inchiostri e le loro macchie lasciate dalle penne stilografiche - regine indiscusse della scrittura a mano dal secondo dopoguerra - lo tormentano nella ricerca di una soluzione che pare impossibile.

biro meyneFiglio di ebrei ungheresi, Ladislao Birò è un personaggio che definire eclettico è riduttivo. Arricchitosi negli anni 1920 praticando e insegnando l’ipnosi (tecnica molto in voga nel primo dopoguerra), diventa pilota di automobili, poi doganiere, agente di borsa, giornalista e addirittura pittore surrealista e scultore. Fu proprio il giornalismo a scatenare la sua creatività ed il suo spirito di osservazione alla ricerca di uno strumento di scrittura che non avesse i limiti dei pennini a inchiostro ed i lunghi tempi di asciugatura. Fu osservando dei ragazzi giocare a biglie in prossimità di una pozzanghera che Ladislao vide che all'uscita dall'acqua le biglie lasciavano una scia di fango. Ingaggiato il fratello Gyorgy, laureato in chimica, i loro esperimenti ebbero successo allo scoppiare della Seconda Guerra Mondiale, quando depositarono in Ungheria e Inghilterra il brevetto per una penna a sfera che il mondo imparerà a chiamare col nome del suo inventore: la biro. Al genio spesso non si accompagna purtroppo il calcolo economico e Ladislao Birò non sarà capace di sfruttare commercialmente il brevetto per l’alto costo di produzione delle sue penne a sfera Stratopen. Dopo una rocambolesca vita tra Ungheria, Francia e Argentina, nel 1947 Ladislao vende il suo brevetto ad un nobile italo-francese. È Marcel Bich, al quale non par vero di aver trovato la soluzione ai suoi problemi.

L’esperienza da commerciale di strada permetterà a Marcel di risolvere il problema dei costi di produzione, rendere trasparente il tubo di plastica in modo da vedere il consumo dell’inchiostro, migliorare la fluidità dell’inchiostro e consegnare all'umanità la biro che porta il suo cognome (opportunamente orfano dell’ultima lettera per evitare inopportune ironie sulla relativa pronuncia inglese). Nasce così la BIC che tutti conosciamo, e con lei quei corollari che la genialità commerciale del padre-barone - sempre a inseguire la praticità e l’economicità dei suoi prodotti - ci ha regalato: l’accendino e il rasoio usa e getta.

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Lontanissimo da finanzieri e tecnocrati, Marcel Bich finanzierà la sua gigantesca impresa sempre e solo con gli utili dell’azienda.

Quasi 2 miliardi di Euro di fatturato, Gonzalve Bich, nipote del fondatore, guida oggi l’azienda di famiglia (che è posseduta al 45% dai Bich ed è quotata alla borsa di Parigi) con un solo obiettivo: mantenere la redditività del gruppo sopra il 18% (“non un punto in meno” come gli disse suo padre).

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Lo fa dall’Ellisse, il centro direzionale del gruppo a Clichy, nella regione dell'Île-de-France

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Si dice che la centomiliardesima BIC Crystal sia stata venduta nel 2005. Nonostante l’accelerazione digitale del nuovo millennio, ancora oggi si vendono 14 milioni di biro BIC al giorno!