Lo aveva preconizzato Bill Gates in un visionario appello premonitore del 2015 da un palco di TEDx. Lo ha descritto in maniera più formale un white paper del World Economic Forum datato Gennaio 2019 (!) di cui suggerisco attenta lettura.
E lo ha provato senza possibilità di replica il CoVid19: globalizzazione, urbanizzazione e velocità digitale dell’informazione ci hanno proiettato nell'era delle discontinuità da epidemie. Un fenomeno destinato ad entrare con certa sistematicità nelle nostre vite, nelle nostre relazioni personali e di business e nelle relazioni tra imprese, insinuandosi nelle catene transnazionali del valore cui ogni impresa contribuisce per la propria parte attraverso la supply-chain in cui è inserita.
Nella prospettiva dell’impresa familiare di cui mi occupo a livello professionale, la natura imprevedibile dei virus, che presuppone contromisure dedicate e non standardizzabili, porta al centro del business tre parole che dovremo portare sempre più a stato mentale: continuità, agilità e resilienza. Nel loro segno la nostra responsabilità sociale di imprenditori ci obbligherà ad impostare l’organizzazione del capitale, della governance e del management dell’impresa, se vorremo dare maggiori sicurezze ai numerosi stakeholders che nell'impresa hanno messo speranze, attese, ricerca di opportunità e più in generale una parte del senso della vita stessa.
Non ci sarà più spazio per la sterile autoreferenzialità dell’esercizio piramidale del potere, ma sarà tempo di adottare quei modelli partecipativi dal basso e dall'alto che con Luciano Pero abbiamo invocato – ignari precursori della discontinuità virale - nel libro R-INNOVARE IL FAMILY BUSINESS.
Non ci saranno più battute e gesti scaramantici in risposta ai solleciti dei professionisti del Family Business a disegnare per tempo la continuità di impresa attraverso necessari testamenti morali e patrimoniali e gli opportuni strumenti e patti societari e familiari.
Per tenere tutto questo insieme, in un mondo a competitività e incertezza accelerate, l’innovazione passerà per forza di cose dal modello di business dell’impresa, costringendo l’imprenditore a due scelte che richiedono un notevole sforzo intellettuale, perché mediamente lontane dalla nostra cultura imprenditoriale:
- spostare il fuoco dal management (la gestione spesso ossessiva e miope della quotidianità) alla governance di impresa e di famiglia (oggi rappresentata tipicamente dal pranzo della domenica tra familiari);
- farsi aiutare, aprendo progressivamente alla managerializzazione, a consiglieri indipendenti e all'integrazione di equity paziente che sostenga la crescita, il modello di business e la sua internazionalizzazione nel tempo.
Non avrei mai voluto avere una discontinuità pandemica a polarizzare l’attenzione dell’impresa familiare sui temi caratteristici della continuità, tra passaggio generazionale, trasmissione della capacità di avere successo e protezione del valore dell’impresa in tutte le sue dimensioni. Ma tanto è.
Oggi più che mai è tempo di leggere contenuti utili e ispiratori, formarsi negli ambiti che meglio permettano di crescere psicologicamente e culturalmente nell'esercizio del rischio imprenditoriale e di aprirsi ai contributi del professionismo, che si tratti di capitale, governance, responsabilità sociale, management o protezione del patrimonio.
Per scrivere la parola “domani” anche durante una discontinuità pandemica, che è innanzitutto cognitiva.
Sono Alessandro Scaglione e dopo 20 anni di esperienza da insider operativo in diverse imprese familiari, ho sviluppato un approccio unico al Family Business, che passa dalla consapevolezza del rischio imprenditoriale e da modelli parlanti a tutto l'ecosistema nel quale l'impresa è inserita. Per consegnare al tempo e a tutti gli stakeholders l'impresa più forte di prima. Se vuoi scambiare con me qualche riflessione sul breve o medio-lungo periodo in termini di riconfigurazione di mercato, internazionalizzazione, modello di business , continuità di impresa o passaggio generazionale, decidi QUI quando sentirci.