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Calle Vallaresso 1323

A 4 anni Giuseppe lascia Verona per la Germania dove suo padre va in cerca di lavoro, con moglie e otto figli al seguito. La guerra gli toglie l’adolescenza e la fame lo porta a fare il cameriere in giro per il mondo prima di diventare barman di un albergo veneziano. Una sfida lanciatagli dal direttore del Grand Hotel Europa in persona che in quel ragazzo riconosce l’arte dell’accoglienza ereditata dalla madre e quella del sacrificio trasmessagli dal padre.

Con la sicurezza del nuovo lavoro arriva anche Giulietta, moglie, madre e imprenditrice dentro, che per affrancare Giuseppe dal lavoro dipendente gira Venezia in lungo e in largo alla ricerca di un’opportunità. Sembra un’assurdità quella di rilevare un magazzino di corde nei pressi di Piazza San Marco. Giuseppe e Giulietta trasformeranno Calle Vallaresso 1323 in uno degli indirizzi più famosi del mondo, ma al momento di dover comprare mancano i soldi.

Sarà il destino ad occuparsene, portando Harry Pickering, un alcolizzato di Boston abbandonato al verde dalla ricca zia con cui viaggiava, al Grand Hotel Europa. I risparmi che il barman Giuseppe gli presterà per rientrare in patria (10.000 Lire del 1930), torneranno due anni dopo moltiplicati per quattro, nonostante in America sia scoppiata la Grande Depressione.

Old-photo-Harrys-Bar-210x300Harry Pickering e Giuseppe Cipriani, 1933

Inizia così la storia dell’Harry’s Bar, che Giuseppe Cipriani intitolerà al suo benefattore insieme al nome del figlio Arrigo (Harry in italiano). Nei 70 metri quadri che ospiteranno regnanti, imprenditori, persone di cultura e spettacolo, Giuseppe mescola con sapienza ospitalità e innovazione, creando per gli occhi ed il palato capolavori senza tempo. Nascerà così il Bellini, una miscela di prosecco e polpa di pesca bianca dal colore rosato che ricorderà a Giuseppe la toga di un santo dipinta dal pittore veneziano Giovanni Bellini e che diventerà il drink preferito di Ernest Hemingway che all’Harry’s Bar ebbe per diverso tempo un tavolo fisso a lui riservato.

Così nascerà pure il carpaccio, il taglio finissimo di controfiletto di manzo dai colori intensi come quelli usati dal pittore veneziano Vittore Carpaccio e decorato “alla Kandinsky” con salsa universale.

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Il carpaccio di Giuseppe Cipriani

La ricetta dell’accoglienza creata da Giuseppe troverà un degno erede nel figlio Arrigo, che faticherà però non poco ad affrancarsi dall’iconica figura paterna. Quando venticinquenne inizierà a lavorare nel locale, i clienti continueranno per diverso tempo a chiedere di suo padre per essere serviti.

giuseppe-cipriani-ingressoGiuseppe Cipriani in Calle Vallaresso 1323

Sarà il suo personale mix di carattere ed eccentrica eleganza a far firmare ad Arrigo Cipriani lo sviluppo planetario dell’idea di suo padre per oltre cinquant’anni, facendo del brand Cipriani l’insegna dal cuore italiano della ristorazione e della hôtellerie più esclusiva da New York a Hong Kong. 

acArrigo Cipriani, 91 anni

Diventato un gruppo da 3.000 dipendenti, superate difficoltà finanziarie non indifferenti su entrambe le sponde dell’Atlantico che porteranno nientemeno che al commissariamento del bar di Piazza San Marco ed alla temporanea estromissione di Arrigo dalla gestione del suo impero, sarà suo figlio Giuseppe a riportare dal 2018 il controllo sotto il nome di famiglia, complice anche la rete di relazioni e un po’ di ingegneria finanziaria guadagnate col matrimonio con Eleonora Gardini, la figlia del “contadino” Raul.

A costruire il futuro ci stanno già pensando Ignazio e Maggio, i figli di Giuseppe e rappresentanti della quarta generazione che si è data il compito di portare nel mondo del XXI secolo il titolo col quale il Ministero dei Beni Culturali ha fregiato – caso unico in Italia – l’Harry’s Bar del bisnonno Giuseppe: “patrimonio nazionale per essere stato testimone della cultura del XX secolo a Venezia”.

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Una storia iniziata da un atto di generosità. Perché le persone veramente generose non sono quelle che danno molto. Sono quelle che danno a proposito.