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Vendere il riso ai cinesi!

Col salario da coltivatore è durissima mantenere moglie e 5 figli. Pietro prova da mugnaio: ritira riso e cereali grezzi dalle cascine vicine e li riporta pelato il primo e macinati i secondi. Per pagarsi, di ogni chilo trattiene un etto. Appena sufficiente per sfamare la famiglia.

Suo figlio Ercole capisce che non basta. A 30 anni mette tutti i risparmi in un altro mulino. Per farsi aiutare di figli ne fa 8.

Dei 3 maschi, Angelo nelle risaie non si trova proprio. Il colpo di fortuna arriva dalla vicina Milano: il Commendator Bianchi (quello delle biciclette) cerca un autista. Vivergli vicino lo farà scoprire imprenditore.

Quando fallisce il molino Soresina, Angelo compra le macchine, le smonta e le migliora dando la svolta ad una delle più longeve storie di sana imprenditoria italiana, anche se alla quarta generazione gli Scotti ci arrivano per miracolo attraverso la mannaia della Seconda Guerra Mondiale.

Sarà Dario (al centro nella foto) a raccogliere a soli 27 anni il testimone della quinta generazione, quando il padre abdica a sorpresa. In 35 anni il Dottor Scotti porterà Riso Scotti da 8 milioni del 1986 (allora 15 miliardi di Lire) agli oltre 230 di oggi, firmando innovazioni capitali come il packaging sottovuoto o l’indovinato connubio mediatico con un suo compaesano, coetaneo e col quale condivide pure il cognome ma nessuna parentela: Virginio Scotti, per tutti “Gerry” (a sinistra nella foto).

Capaci di vendere il riso nientemeno che ai cinesi, la sesta generazione degli Scotti è tutta al femminile con Valentina capofila (a destra nella foto) a traghettare oltre 160 anni di storia nel futuro di un settore radicato in quella cultura agricola e contadina di forte tradizione patriarcale.

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La sfida è quella di sempre: innovazione e responsabilità sociale, che hanno tenuto egregiamente anche in piena pandemia.

Al MISE gli Scotti sono passati ad incassare il sostegno agli investimenti in tecnologie 4.0 per battere il caro materie prime ed energia sul terreno della qualità e della produttività.

Al Policlinico di Pavia sono passati invece a consegnare gli oltre 50.000 € raccolti in sole 24 ore da dipendenti e collaboratori esterni che hanno regalato un’ora o più del proprio compenso per l’acquisto di 5 ventilatori polmonari.

Ha detto Ígor Stravinskij: “Una vera tradizione non è la testimonianza di un passato concluso, ma una forza viva che anima e informa di sé il presente”.