Figlio di calabresi impiegati alle Poste di Vibo Valentia, Lorenzo finisce a malapena il liceo con un 36 che brucia al padre che lo vorrebbe poi ingegnere.
Trasferiti a Bergamo dove i genitori inseguono uno scatto di carriera, Lorenzo viene cacciato di casa quando suo padre capisce che ingegnere non lo diventerà mai.
Cuore di mamma, ripara a casa del fratello di lei, che lo avvia a collocare complessi e orchestrine nelle feste e nei locali da ballo del Nord Italia.
A Lorenzo non basta. Vuole il suo locale e con un amico gira la bergamasca alla ricerca di un’occasione. Saranno i primi in Italia a trasformare un cinema abbandonato (il Colombo ad Arcene) in una discoteca (il Capriccio).
Lorenzo vede lungo. Pensa di promuovere le sue serate con una radio. Riesce a comprarne una locale. Si chiama Radio Trasmissioni Lombarde. È il 1987. Pochi anni dopo inizierà la crisi delle discoteche.
Ristretto il nome della radio alle iniziali (RTL), aggiunta l’isofrequenza 102.5 con la quale Lorenzo Suraci compirà il sogno di farsi sentire da Bergamo alla Calabria, nasce così RTL 102.5 che col suo indovinatissimo claim “Very Normal People” diventerà la prima radio italiana con 6,5 milioni di ascoltatori (dato del secondo semestre 2021).
Un business tutto familiare con la moglie, i figli, il fratello e la vedova del socio Tebaldi tutti impegnati in un’avventura nella quale hanno raccolto per strada LatteMiele e Radio Zeta, hanno lanciato Radiofreccia, sono entrati nell’editoria discografica con Baraonda Edizioni Musicali (Mariella Nava e i Modà tra i tanti artisti prodotti) e sono infine diventati anche una televisione.
Una storia che può rappresentare di diritto la Giornata Mondiale della Radio che si celebra il 13 Febbraio, data non casuale: in questo stesso giorno del 1946 iniziò a trasmettere la radio delle Nazioni Unite.
Un medium, la radio, la cui invenzione non ha ancora paternità certa, tra Guglielmo Marconi e Nikola Tesla, ma che approdato dalla semplicità della sua tecnologia all’era digitale con web e podcast, è invocato a gran voce come simbolo di informazione di qualità, inclusiva e sostenibile.