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La schiscetta di nocciole

Pietro è un contadino col pallino per i dolci. Vuole provarci, finisce male, ma gli operai che entrano nelle fabbriche torinesi con pane e pomodoro sottobraccio non lo fanno dormire. Per loro vuole trovare un nutrimento sostanzioso facilmente trasportabile e soprattutto dolce.

Ci riprova in provincia di Cuneo e dal suo laboratorio esce il Giandujot. È il 1946. Il successo è immediato. Più ancora che con gli adulti coi loro figli.

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A tutti Pietro consegna personalmente il prodotto guidando la sua Topolino per tutto il Piemonte finché un infarto se lo porta via lasciando l’azienda al figlio Michele (nella foto) di appena 24 anni.

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Dagli operai di suo padre Michele Ferrero impara il prodotto, da suo zio il mercato, da sua madre l’organizzazione e con quella segretaria assunta perché parlava 3 lingue e che diventerà sua moglie imparerà a guidare l’azienda, mettendoci una visione ed una responsabilità sociale straordinari.

Ogni prodotto che uscirà dagli stabilimenti Ferrero segnerà l’immaginario collettivo. Come il Mon Chéri perché "non è necessario vendere una scatola di cioccolatini se uno solo è fatto bene". È il 1956. Passano 8 anni e arriva il blockbuster che farà conoscere la nocciola della Langa in tutto il mondo e diventerà fenomeno di aggregazione sociale e di costume: la Nutella (nella foto una réclame). Sarà poi la volta delle barrette Kinder con “+ latte e – cacao”, dell’Estathé, una scommessa vinta in un mercato dominato dalle bibite gassate o dei Kinder Sorpresa che sbaraglieranno il mercato dei bambini, sfidando il mito che sia Pasqua solo una volta l’anno. E via con Brioss e Tic Tac, Bueno e Pocket Coffee, Rocher e tanto altro in una girandola di successi senza tempo che Michele Ferrero firma all’insegna dell’innovazione, di un lucido studio della concorrenza, di un marketing straordinario e di una riservatezza maniacale per proteggere il sudore di ogni esperimento. Il tutto nel segno di un valore superiore e indiscutibile: la famiglia.

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E proprio nel nome della famiglia Michele disegna la continuità dell’impresa, consegnandola nel 1997 ai figli Pietro e Giovanni, 33 anni il primo, uno in meno il secondo. Il destino ha però altri piani e nel 2011 fulmina Pietro (nella foto con i genitori ed il fratello Giovanni) con un infarto, mentre pedala in una pausa di lavoro lungo una strada dei sobborghi di Città del Capo.

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Giovanni si sobbarca anche le responsabilità del fratello, contando sull’aiuto del padre, ma la malattia glielo porta via neanche 4 anni dopo. Potrebbe venire a chiunque in mente di non farcela, pensando alla posta in gioco e alla complessità da gestire, ma Giovanni ce la farà eccome facendo ancor più grande il nome di famiglia.
Schivo e riservato, cresciuto fin da ragazzo in Belgio dove vive tutt’oggi avendo sposato Paola Rossi, una funzionaria della Commissione Europea, Giovanni è lontanissimo dalla figura del manager rampante e rampicante. Assente dai social e appassionato di letteratura, tanto da aver scritto di suo pugno 5 romanzi, avrà il coraggio e la capacità di portare l’azienda oltre l’iconica figura paterna, aprendo (sotto il cappello della CTH Invest) ad operazioni di crescita esterna nei settori dei frollini e delle caramelle gommose impensabili solo 5 anni prima ed affidando per la prima volta le sorti operative del business tradizionale ad un CEO esterno alla famiglia.

Affiancato dal 2017 da Lapo Civiletti, Giovanni Ferrero (nella foto) ha firmato un bilancio 2021 da quasi 13 miliardi € di fatturato, oltre 38.000 persone in 5 continenti per un marchio riconosciuto tra i più affidabili al mondo. Dietro le quinte, un welfare straordinario per far sentire i lavoratori persone e non risorse, collaboratori e non dipendenti e intervenendo a sostegno degli studi dei figli, dell’economia familiare piuttosto che dell’assistenza sanitaria.

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Così pure la Fondazione per migliorare la qualità della vita degli ex-dipendenti dopo la pensione o le Imprese Sociali, vere e proprie aziende per creare posti di lavoro nei paesi emergenti, promuovendo concretamente la sostenibilità, l’istruzione e la salute.

Lavorare, creare, donare. Profitto e dignità.